Le argomentazioni per portarci a una conclusione in questo senso non mancano. Quando il Maestro Shin era tra noi, abbiamo condiviso esperienze, momenti conviviali, gioia, pensieri più intimi, dolori e afflizioni, oltre al sudore e ai sacrifici della palestra. Ciò, nel tempo, ci ha resi tra noi solidali, legati da saldi vincoli di amicizia.
Sapevamo e sappiamo di far parte con orgoglio di un gruppo speciale. La comunità Dae Woung ha sempre messo in primo piano la sincerità nei rapporti, la lealtà. Ciò ci ha rafforzati permettendoci, pur con non poche pene, di mantenerci uniti quando la guida del Maestro è venuta a mancare.
Anche coloro che in passato si sono staccati dalla scuola per motivi lavorativi, familiari, o per aver deciso di intraprendere strade autonome, non hanno mai rescisso il cordone ombelicale con gli ex compagni. Un insegnante affermato come Giuseppe Bon, tra i primi allievi formati dal Maestro Shin, non manca di seguire le nostre vicende e di mostrarci affetto.
Lo stesso vale per altri insegnanti di vaglia. Una volta entrati nel mondo Dae Woung difficilmente se ne esce. La spiegazione va cercata, a mio avviso, nell’impronta forte che il Maestro ha voluto dare alla scuola.
Nei valori di cui si diceva prima. Un esempio? Egli ha sempre cercato di aiutare l’allievo meno dotato, quello che incontrava le difficoltà più evidenti nell’allenamento. E ha giustamente invitato gli istruttori, a loro volta, a mostrare comprensione e pazienza. Generosità e altruismo sono state armi morali altrettanto usate in palestra quanto la spada e la sciabola. Non allenarsi in modo egoistico, bensì pensare che la pratica sia anche un intreccio di fili e di rapporti, di vite che si incontrano: questo è uno dei principi cardine della scuola. Shin Dae Woung era consapevole che non tutti, in questa nostra esistenza, si goda degli stessi talenti e non credeva giusto che la disciplina del kung fu potesse involontariamente rimarcarlo, creando disparità. Magari con un pizzico di ingenuità, nella nostra scuola si è sempre partiti dall’idea che, democraticamente, tutti abbiano diritto allo stesso tipo di insegnamento e debbano comunque aspirare ai livelli più alti della tecnica, indipendentemente dalle abilità individuali. A nessuno si negano aspirazioni e sogni. Il sogno non solo assolve alla funzione di appagamento di un desiderio, ma anche a quella di trasformare in positività i propri conflitti interiori.Il kung fu, o il tai chi, aiutano a terapeuticamente a tramutare i sogni in realtà. Non ce la fai? Sarai spronato e il sostegno non verrà mai meno. In altre parole: non sarai lasciato solo. Una regola che vale anche fuori dal contesto della palestra. Torno alla domanda iniziale. Esiste una comunità Dae Woung? Si, esiste. Il collante che la tiene unita è fatto di attenzione, cuore, senso di appartenenza.